Francesco Morano
Il Cardinale FRANCESCO MORANO
Era giusto ed opportuno intitolare un Istituto Tecnico Industriale ad uno tra i più degni figli di Caivano, Francesco Morano, nella cui figura poliedrica si fondevano le sue doti di scienziato e di pastore delle anime.
Francesco Morano era un Cardinale di Santa Romana chiesa ed un illustre scienzato.
Nacque a Caivano l’8 giugno 1872 da Antonio e Luisa Stanzione nella casa paterna in via Gramici n.3; quivi Francesco ultimo di quattro figli, dopo Giuseppe, Maria e Pietro, trascorse gli anni dell’ infanzia.
La prova della longevita’ dei Caivanesi apportata per smentire che in Caivano si respirava aria malsana, trova piena conferma nei membri della famiglia Morano che, quasi tutti, sono morti ultranovantenni ed il Cardinale a novantasei primavere.
ll padre commerciava in canapa, prodotto delle terre di Caivano, Casoria e Frattamaggiore, poste nell’ubertosa pianura della Campania felice o Liburnia Longobarda, con le cui fibre si facevano tessuti e cordami.
Oggi la canapa è stata soppiantata dalle fibre sintetiche, ma era molto ricercata a quei tempi ed i carri, carichi del prezioso prodotto passavano sotto le finestre della casa paterna del piccolo Francesco, ritornando dai Regi Lagni, nelle cui vasche la canapa veniva messa a maturare, prima di essere maciullate a colpi di sbarra ritmata sotto il sole sferzante di agosto. Giovinetto fu affidato al Seminario di Aversa, dove fece i primi studi, per poi trasferirsi a Roma e qui, oltre alle discipline ecclesiastiche si immerse con passione nello studio delle scienze esatte, prima ancora di essere ordinato sacerdote il 10 agosto 1897. Nel 1896 conseguì la laurea in Matematica e Fisica e vinse il premio “Fondazione Corsi”, che gli permise di attendere agli studi scientifici per un altro anno, “con zelo e attitudine”, come attestò il rettore dell’ università Statale di Roma.
All’università statale della capitale conseguì la libera docenza nelle predette discipline cosa fuori dall’ordinario, in quei tempi, per un prete.
Successivamente conseguì anche le lauree in Filosofia, in Teologia ed in Utroque lure, nella Pontificia Università Lateranense.
Si applicava poi agli studi di fisica stellare e per la sua versatilità e competenza, nel 1900, entrò quale assistente aggiunto, nella Specola Vaticana, che, fondata da Gregorio XIII per lo studio del calendario, detto poi Gregoriano, fu richiamata in vita da Leone XIII.
Fu membro della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei che, rinata in Roma nel 1847, si proponeva lo studio, il progresso e la propagazione delle scienze fisiche, matematiche e naturali ed era composta da illustri ed eruditi professori pubblici.
Nel 1903 ne divenne Socio Corrispondente, nel 1916 Socio Ordinario e negli anni 1932/35, per incarico del Papa Pio XI Presidente.
Detta Accademia di cui fece parte anche Guglielmo Marconi dal 18 Gennaio 1931, nel 1936 fu trasformata in Pontificia Accademia della Scienza e fu presieduta da Padre Agostino Gemelli, fondatore dell’ Università Cattolica.
Ormai Francesco Morano era uno scienziato affermato e stimato ed aveva già pubblicato diversi lavori scientifici, tra i quali:
- “La conduttività termica nelle rocce della campagna romana” (1889);
- “Tavole matematiche per i calcoli di riduzione delle fotografie stellari per la zona vaticana” (1905);
- “ll modulatore di corrente” (1915);
- ” ll modulatore di corrente ad uso di microfono metallico” (1917).
Francesco Morano, a diritto si colloca fra “coloro che a fatica sollevano a poco a poco quel velo che ci nasconde la natura delle cose e le cause di esse” ma ha anche la competenza per smentire quelli che, in nome della scienza, affermano che “la natura è figlia di se stessa e che bastano le sue forze per spiegare le sue origini e le sue vicende”.
ln Morano scienziato si sente sempre battere il cuore del sacerdote ed infatti egli afferma che lo scienziato se spiega un fatto, poggia la sua spiegazione su altri fatti, che come il primo esigono la loro spiegazione.
Lo studio delle cose, dei fatti e dei fenomeni, pur indicando per ognuno di essi una causa naturale ci conduce man mano ai primi fenomeni ed ai primi fatti ma ci indicano un altro ordine, un ordine soprannaturale.
La scienza ci mostra un fronte pacifico di collegamento e di contatto, dove le forze della natura già stanche, chiamano Dio.
L’occhio sano vede Dio nella creazione e cerca la luce della rivelazione per conoscere Dio; penetra nei segreti della natura e si eleva nel mistero della trascendenza.
Nel sacerdote scienziato la scienza e la fede si armonizzano, i limiti della scienza sconfinano nel soprannaturale, Francesco Morano percosse tutte le tappe di una brillante carriera ecclesiastica sino a diventare nel 1935 Uditore di S. Santità, cioè il consigliere del Papa in materia giuridica.
L’obiettivo per cui egli si dedicò alle scienze esatte ed a quelle del diritto è uno solo, quello che dà senso alla vita sacerdotale: conoscere Dio ed amarlo; fu al servizio di sette pontefici da Leone XII a Paolo VI, lavorando per realizzare il programma del Pontefice Santo “instaurare omnia in Cristo” – Rinnovare tutte le cose in Cristo – e nel concistoro del 14 dicembre 1939 fu creato Cardinale da Giovanni XXIII e scelse come motto la frase di S. Paolo “Maior autem Charitas” – Maggiore però è la carità – , per spiegare le tre stelle in campo azzurro dello stemma, delle quali una è più grande e più in alto.
Infatti solo la legge di Gesù Cristo realizza l’uomo elevando il suo amore nella Carità di Dio. E questa carità egli l’esercitò fino alla morte, aiutando il fratello Can. Giuseppe nella conduzione della Piccola Casa della Carità, da lui fondata.
Negli ultimi anni della sua vita quasi a stendere il testamento spirituale ed a sostenere e diffondere l’insegnamento cristocentrico della Chiesa, il Cardinale Morano si dedicò alla pubblicazione di due libri prima in latino e poi in italiano dedicati a “Gesù Nazareno”:
- “La religione di Gesù Cristo con compendio”;
- “Gli elementi essenziali del cristianesimo “.
Il Cardinale Morano ha sempre seguito da Roma le vicende del suo paese Caivano e della sua Diocesi mostrando interesse ed annotando come “sagge riflessioni ” la tesi di un autore ignoto, il quale riteneva valida la scritta, che si legge intorno all’icona della Madonna di Campiglione, attorniata dai dodici apostoli, con le braccia aperte ed alquanto alzate e sotto lo sguardo del Salvatore attorniato da quattro Serafini. I genitori Caivanesi conducono i figli davanti a questo affresco affinchè la Madonna Celeste dica sì, come nel 1483 disse “Sì” staccando la testa dal muro, ad una devota che chiedeva di intervenire a favore del figlio innocentemente condannato a morire impiccato.
Il Cardinale Morano, quando veniva alla Piccola Casa della Carità, riservava sempre una visita alla Madonna di Campiglione, per recitare un’Ave Maria, come quando era bambino e per affidare alla Madre della Chiesa le sue gravi responsabilità nella Chiesa; se la sua visita avveniva di maggio quando c’è la festa del paese, all’uscita del Santuario faceva comprare le “coccole” (fichi, castagne e semi vari) che al rientro nell’Istituto, le orfanelle si affrettavano a consumare, sotto lo sguardo di lui che riviveva la gioia dei genitori suoi nel vedere i figli soddisfatti.
(tratto dall’ Area Progetto “Il Cardinale Francesco Morano” – classe 5Cn anno scolastico 1999/2000 coord. prof.ssa Anna Montanaro e prof. Alfonso Celiento)